La giungla colombiana sembra aver inghiottito la passione e il sentimento di Ingrid Betancourt per il marito. «Sono confuso e non so cosa pensare. Forse l'amore per me se lo è portato via la prigionia nella selva» ha constatato amaro Juan Carlos Lecompte.
Juan Carlos Lecompte, pubblicitario colombiano sposato nel 1997 in seconde nozze, mai si sarebbe aspettato tanta freddezza al suo ritorno: nessun abbraccio per lui quando si sono rivisti dopo oltre sei anni di lontananza. Poi lei è volato a Parigi, e al suo fianco ha voluto soltanto Mélanie e Lorenzo, i suoi due figli di primo letto, ormai adolescenti. In un'intervista a El Tiempo di Bogotà, comprensione e delusione si mescolano. «La decisione che io non andassi in Francia l'abbiamo presa insieme, lei mi ha detto di voler trascorrere un po' di tempo con i figli perché si sentiva in colpa per non averli visti crescere», dice. E fin qui arriva a capirla.
Quello che lo ha spiazzato è stato il gelo: «Non mi sono sentito umiliato perché ero troppo felice per la liberazione, ma avrei voluto un lungo abbraccio che invece non c'è stato. Però un sequestro è una cosa molto complicata e uno non può valutare un amore da questo. L'ho aspettata per quasi sette anni, posso lasciarle ancora un po' di tempo per fare chiarezza sui suoi sentimenti. Non posso comunque escludere la possibilità che sia tutto finito». Occhi verdi e capello castano, Lecompte è un uomo attraente con trascorsi da viveur, che — ripeteva lui — Ingrid aveva trasformato in un marito fedele (si era anche fatto tatuare sul braccio il nome della moglie e ha portato per anni un braccialetto con inciso «23 febbraio 2002», la data del suo rapimento).
Durante il sequestro, però, si sono rincorse voci di una sua storia con una messicana: «È un pettegolezzo inventato che però è arrivato fino in Francia, tant'è che i ragazzi poi mi trattarono con freddezza. Si sono inventati anche un flirt con una cugina di Ingrid» minimizza. Lui, che si era dato un gran da fare durante la prigionia tra conferenze e cortei in mezzo mondo, lettere a capi di Stato e al Papa, che nel 2006 aveva lottato per far risorgere il partito Oxígeno con cui la moglie si era candidata alle presidenziali nel 2002, si era però attirato l'ostilità della suocera Yolanda e della cognata Astrid per alcune iniziative come quella di sorvolare le Ande buttando dal cielo volantini con le foto dei due ragazzi, sperando che Ingrid «non si sentisse sola e potesse vedere quanto fossero cresciuti». Lecompte esclude che a spezzare il filo che lo legava alla moglie possa aver contribuito il suo libro, «Nel nome di Ingrid», cronaca dei suoi primi tre anni senza di lei.
Un testo che ora, riferisce la stampa colombiana e l'americana Variety, diventerà un film, Cercando Ingrid. Se si è allontanata, lui dice, non è per un ritorno di fiamma con il primo marito, il diplomatico francese Fabrice Delloye: «È il padre dei suoi figli, per lei è come un fratello, una persona stupenda. Ma per ora il marito sono io». Anche se la vita nella giungla riserva emozioni forti (l'amica Clara Rojas ha avuto una relazione, e un figlio, da uno dei carcerieri). Sul destino del suo matrimonio per ora Ingrid tace. E lui si augura che questa sia l'ultima volta che ne parla in un'intervista. Vuole riprendersi la sua vita, con o senza Ingrid.
Alessandra Muglia
11 luglio 2008
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